La liberazione dell’Alsazia avvenne per tappe. Difficoltà logistiche, terreno sconnesso, tenace resistenza tedesca e disaccordo tra i comandanti alleati fecero sì che i combattimenti per liberare la regione richiedessero molte settimane.
La vittoria degli Alleati in Normandia e il successo dell’operazione Dragoon mandò gli eserciti tedeschi in precipitosa ritirata. Il rapido inseguimento, tuttavia, richiedette una quantità spropositata di benzina e altri rifornimenti, che dovettero essere trasportati dalle spiagge della Normandia o dai porti della Provenza. All’inizio di settembre le difficoltà logistiche costrinsero il generale Eisenhower a fissare delle priorità, scegliendo quindi di puntare alla zona industriale della Ruhr.
Nel frattempo, le forze americane e francesi incontrarono una determinata resistenza tedesca intorno a Metz e nella Porta di Belfort: gli Alleati dovettero fermarsi senza aver raggiunto gli obiettivi in Alsazia. Solo a metà novembre 1944 riuscirono a sfondare le linee nemiche. Al sud i francesi liberarono Belfort e raggiunsero il Reno; a nord, la 7ª Armata americana penetrò le difese tedesche nei Vosgi; la 2ª Divisione corazzata francese sfruttò questo successo e liberò Strasburgo il 23 novembre.
Nonostante questo risultato, il generale Eisenhower proibì alla 7ª Armata del generale Patch di attraversare il Reno e di tentare di aggirare le difese del Westwall tedesco. A sud di Strasburgo, intorno a Colmar, i tedeschi riuscirono a posizionarsi in una grande sacca sulla riva occidentale del Reno. Si era di nuovo in una situazione di stallo.
La vigilia di Capodanno 1944, le unità tedesche iniziarono l’operazione Nordwind, l’ultimo tentativo di invertire la tendenza in Occidente. Dopo tre settimane di sanguinosi combattimenti, le forze tedesche vennero fermate. Dal 20 gennaio al 9 febbraio la 1ª Armata francese, rinforzata da truppe statunitensi, liberò la sacca di Colmar, liberando così l’ultimo grande territorio francese ancora sotto l’occupazione tedesca.